Il Turano, che poesia…

Pubblicato il 1 Maggio 2018

Ruggero Marino ha lavorato 34 anni per “Il Tempo” di Roma, come inviato speciale, redattore capo e responsabile del settore cultura. Ha fondato e diretto per 7 anni il trimestrale «Poeti & Poesia».
Ha scritto già due libri di poesie ed ha vinto oltre 10 premi giornalistici.

È uno dei massimi esperti italiani su Cristoforo Colombo, ha scritto vari libri sull’argomento ed è stato invitato a New York dall’Istituto italiano di cultura per far parte della commissione scientifica per le celebrazioni del 2006 in occasione dei 500 anni dalla morte di Cristoforo Colombo.

Qualche tempo fa Ruggero è stato ospite qui al Turano Resort dove ha fatto una conferenza stampa per l’ultimo dei suoi libri.

Ma in questa sua nuova opera non ci sono caravelle e spedizioni, niente mari in bufera e terre nuove.
Ci sono invece un torrente, una diga, un lago, una valle che scompare, un paesaggio nuovo che la viene a impreziosire.
lncorniciato da colline e montagne, è il microcosmo del Turano, rimasto in qualche modo incontaminato, pur non essendo lontano dalla capitale e dall’autostrada per L’Aquila.

E ci sono versi che evocano un piccolo mondo un po’ antico, pastorale, aspro, che si schiude alla modernità, cercando di smorzarla nei silenzi dei boschi e nelle nebbie mattutine.
E a farla da padrone è il lago, che ormai scandisce il ritmo della valle: con i suoi borghi fra i più belli d’Italia, con le sue greggi, con le sue ricorrenze, con i suoi paesani.

Davvero belle le sue poesie e chiunque abita o semplicemente viene da queste parti può assaporare in ogni riga la vera essenza di questo luogo.

Abbiamo scelto tra tutte una poesia che ci sembra tra le più rappresentative del lago del Turano e che dedichiamo a tutti i nostri ospiti per avere un assaggio ancor prima di arrivare o un dolce ricordo dopo essere stati da noi.

TEMPO SOSPESO

Tempo sospeso
Un tempo sospeso.
Il lago è di vetro,
il tuffo di un cormorano
scheggia la lastra,
un gabbiano plana.
Sui pioppi spogli
pendono vuoti i nidi
delle cornacchie
che frustano l’aria,
una barca lontana
sega l’acqua gelata,
il prato bagnato
bianco di brina
è un tappeto di foglie,
il bosco ancora in sonno.
Sull’asfalto del ponte
le ruote delle auto
hanno rumore di cascata
scie bianche di aerei
galleggiano in cielo.
Un cinguettio di uccelli
una campana smorzata
la ferraglia di un trattore
un latrato perduto
un cavallo si profila
dal manto di nebbia.
Dall’alto la vista
è una coltre bianca
forata dai campanili
sotto un’ostia di sole.
I borghi si risvegliano
con la luce che avanza
e il tempo riprende
a battere il tempo.
Uno sparo lacera il silenzio,
da qualche parte
un cinghiale è in agonia.
Ssstttt!
Se trattieni il respiro
si può ascoltare
il respiro della terra.

Ruggero Martino

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